Storia

"Porta la spesa vederla"

I francescani, che si stabilirono a Cesena sin dal XIII secolo, iniziarono quasi subito la costruzione della chiesa e del convento, nel quale era in attività uno studio con annessa una libreria, da intendersi come semplice raccolta di codici. La sua consistenza crebbe rapidamente, tanto che nel Quattrocento si cominciò a pensare ad un edificio apposito per conservare e consultare i circa 50 codici e il progetto sembra essere passato ad una fase esecutiva già nel 1447, come si può dedurre dalla presenza a Cesena di ⇒ Matteo Nuti, già impegnato a Rimini nella costruzione del Tempio Malatestiano.

 

Fin dall'origine del progetto Malatesta Novello si fece promotore dell'iniziativa, seguendo la costruzione della nuova biblioteca che fu terminata nel 1452. Matteo Nuti si era ispirato al modello della biblioteca fiorentina di San Marco, una elegante sala basilicale in tre navate, che sostituì il modello medievale delle biblioteche degli anni precedenti, costituite da un ambiente rettangolare in unica navata. Il nuovo tipo di biblioteca venne ideato a Firenze da ⇒ Michelozzo e venne poi imitato fino al Cinquecento in tutta Italia finchè Michelangelo, con la biblioteca Laurenziana, tornò al modello di aula rettangolare ad una sola navata.

 

Di tutte le biblioteche di tipo ora detto "umanistico" nessuna si è conservata intatta, essendo state tutte oggetto di distruzioni e ricostruzioni nelle loro parti strutturali, e di nessuna si sono conservati arredi e codici.

 

Tranne, naturalmente, la biblioteca Malatestiana di Cesena.

Qui la ricostruzione storica realizzata nel 2019 dall'associazione culturale ⇒ Imago Antiqua

 

Solo a Cesena abbiamo così ancora intatto in tutte le sue parti (nell'edificio, nell'arredamento e nei libri) uno splendido esempio miracolosamente conservato di questo tipo di biblioteca medioevale; e per di più indubbiamente uno dei più belli, se non addirittura il più bello, per la genialità del suo costruttore, il quale con il tipico buon gusto del suo tempo, ha saputo esprimere in una sapiente sintesi artistica quella spiccata tendenza alle chiare linee e agli armonici rapporti che è la luminosa caratteristica del primo Rinascimento. (Antonio Domeniconi, La Biblioteca Malatestiana, Doretti 1960)

Subito dopo la sua apertura la Malatestiana, per bellezza e ricchezza, divenne meta di viaggiatori e una interessante attestazione del servizio di accompagnamento dei visitatori si trova in una carta superstite dell'archivio del convento, risalente al 1582: il documento presenta la richiesta, rivolta al Comune da parte di frate Cornelio, custode della “libraria', di reintegro del suo stipendio mensile, per “il servitio continuo, che presta a qualunque la vuol vedere”.

 

Forse non tutti sanno che... ⇒

 

Ugualmente interessante è trovare, in una guida compilata dal senatore di Anversa Franz Schott (1548-1622) e destinata ai pellegrini che nel 1600 si recavano a Roma per l’Anno Santo, l'indicazione di visitare la biblioteca, passando per Cesena, perché “porta la spesa vederla”.
⇒ scaricabile qui

 

La morte di Malatesta Novello e la fine della signoria malatestiana in Romagna comportarono la fine di tante iniziative legate alla biblioteca, come un lascito a favore degli studenti poveri e la nascita dell'Università, trasferita altrove.

 

 

 

 

L’arrivo delle armate francesi nel febbraio del 1797 segnò a Cesena la fine dell'ancien regime e l'inizio di un nuovo ordine politico-amministrativo. In seguito all'abolizione degli ordini religiosi e alla confisca dei loro beni, anche la Malatestiana, ospitata nel convento di San Francesco, rischiò di essere soppressa e dispersa. Cacciati i frati dal convento, l’intero edificio fu adibito a caserma per le truppe, che occuparono anche l'aula quattrocentesca riducendola a dormitorio. 

In quel frangente il Comune dapprima mise in salvo i codici e i banchi, trasportandoli in un convento non ancora soppresso, poi fece pressione sul governo francese per ripristinare l’antica biblioteca che non era un bene ecclesiastico, ma proprietà della città.

L'albero della libertà eretto dai Francesi in Piazza del popolo. Dal Giornale di Mauro Guidi, BCM 164.94 1

Questa foto, realizzata nel 1923 poco prima dei restauri che riportarono la biblioteca al suo stato originario, rende l'idea di come doveva apparire la biblioteca anche alla fine del '700.


A. Casalboni, Biblioteca Malatestiana, l'interno vuoto, 1923 BCM FCP 44

Nei primi anni dell'800 il Comune incaricò l’architetto Leandro Marconi di redigere un progetto per i lavori da compiere nell’ex convento, per “rimettere nel primiero essere l`antica libraria dei Malatesta”. Il Marconi propose, per quanto riguarda l'aula quattrocentesca, di ripulire le colonne e dipingere a olio le semicolonne in cotto, di imbiancare i muri e di dipingere “a fresco tre prospettive nel fondo della libreria".

 

Il restauro della sala si concluse nel 1804 e fu seguito dalla ricollocazione dei codici e dei banchi nell'ordine originario, ma la ridipintura dei muri e l'inserimento di elementi decorativi del tutto estranei al progetto quattrocentesco, ne avevano completamente stravolto l'aspetto.

 

 

 

Fondamentale per la Malatestiana fu il restauro voluto da ⇒ Manlio Torquato Dazzi, Direttore della biblioteca dal 1921 al 1926, che già lo auspicava nella relazione da lui redatta al termine del primo anno del suo incarico:

 

Ed ecco l'ordine logico che dovrebbe avere secondo me il riordinamento dell`lstituto [...]: Aggiustatura della volta della Malatestiana; Ripristino della tinta quattrocentesca della Malatestiana; Pulitura dei plutei [...]”

 

Nella Relazione per l'anno 1925 si legge la soddisfazione per aver compiuto quel lavoro di ripristino della quattrocentesca biblioteca che ha riportato la Malatestiana allo stato il più vicino possibile a quello originario.

 

 

Nella foto, forse scattata a Venezia  o forse a Cesena prima della sua partenza (in questo caso sarebbe attribuibile ad Augusto Casalboni), Manlio Torquato Dazzi con la figlia Nulla.

 

La fotografia, probabilmente inedita, non appartiene ai fondi della biblioteca Malatestiana, ma è stata gentilmente concessa della sig.ra Nulla Dazzi per tramite dell'ex direttore dott. Piero Lucchi