Il chiostro

e di là dalla libreria, i chiostri pieni di pace, di silenzio e di verde

Il complesso conventuale dei francescani di Cesena non prevedeva, come di consueto, un chiostro, ma due. Uno, più a sud, era accessibile direttamente dalla chiesa, l'altro, più a nord, è quello ora detto "Chiostro di san Francesco". Dell'aspetto originario del primo, che oltre ad aver subito crolli venne anche più volte modificato, non abbiamo quasi notizie, mentre il secondo è ancora parte integrante del complesso.

 

 

La struttura del chiostro di san Francesco, terminato nel 1493, è semplice ed elegante, con un muretto dal quale si innalzano le colonne a reggere archi a tutto sesto. Le colonne non tutte sono originali, le variazioni apportate nel tempo al chiostro stesso hanno portato anche al rifacimento di alcune.

Il chiostro era ornato da affreschi policromi, con le figure inscritte in medaglioni decorati con una corona di foglie e possiamo soltanto immaginare quale poteva essere l'impatto visivo complessivo osservando le poche tracce che restano. Ma è davvero un esercizio di fantasia, perchè persino il pozzo, un tempo al centro del chiostro, è stato più volte spostato.

 

Anche in questo spazio, come in tutto il complesso malatestiano, l'arrivo delle truppe francesi segnò un punto di svolta, infatti dalla fine del sec. XVIII la pace fu interrotta e il chiostro di san Francesco, ma anche il cortile dov'era in origine l'altro chiostro, videro negli ambienti circostanti il susseguirsi di modifiche e destinazioni agli usi più svariati ospitando i Carabinieri pontifici, i pompieri, gli Uffici del Registro, il Patronato scolastico, i bagni pubblici e l'Archivio Storico.

La prosecuzione dell'articolo pubblicato sul Il Cittadino nel 1901 (vedi pagina "Biblioteca Malatestiana"), con il divertente racconto della visita di uno studioso tedesco, rende bene l'idea della vivacità e dell'inaspettato caos che regnava nei chiostri, nei cortili e, nel complesso, in tutti gli spazi che affiancano l'iconica biblioteca.

Nel 1901, quando i lavori di restauro che interessavano il refettorio portarono alla luce i due affreschi in terretta verde, si decise di "sistemare" anche il chiostro di san Francesco, da adibirsi a museo all'aperto ove radunare i marmi e le lapidi che il bibliotecario Piccolomini aveva raccolto e che, vent'anni dopo, andranno a formare un vero e proprio Museo Lapidario nel corridoio del primo piano.

Bisognerà aspettare gli anni '80 del sec. XX perchè il chiostro possa nuovamente tornare ad essere luogo animato ma tranquillo, con l'apertura della biblioteca ragazzi "Adamo Bettini" su un lato e l'utilizzo della parte centrale per spettacoli ed eventi.