Gli arredi

"I grandi plutei pareva che favellassero minacciosi contro di noi che eravam venuti, importuni, a disturbare il silenzio che li avvolge"

 

 

 

Gli unici arredi della Malatestiana sono i suoi 58 plutei, imponenti banchi in legno proveniente dalla pineta di Ravenna, divisi in due file di 29 banchi ciascuna. Sono costituiti da una seduta e da un leggio inclinato, sul quale porre il codice da consultare, sotto il quale è un ripiano dove collocare i manoscritti quando non sono in lettura.

 

Sul fianco di ciascun pluteo sta un pannello con gli emblemi dei Malatesta, mentre un cordoncino in legno decora lo schienale.

 

 

 

 

 

Un tempo sui fianchi dei plutei, oltre a questi pannelli, vi erano anche delle tavolette coperte da un foglio di carta con l'indicazione dei codici contenuti in ciascun banco: sono ancora visibili in alcune vecchie foto. Esistevano già nella biblioteca quattrocentesca, ma vennero in seguito rifatte più volte; quelle giunte fino a noi risalgono probabilmente alla fine del '600.

Questi elenchi ebbero una notevole importanza ai tempi dell'occupazione francese, infatti Serafino Zanotti, bibliotecario e segretario comunale, dovendo vuotare l'aula della Malatestiana e contemporaneamente mettere in salvo plutei e codici nel convento di San Filippo, utilizzò le tavolette per riportare su ciascun codice la sua collocazione, cosa che ha poi permesso di ricollocare i manoscritti con esattezza alla riapertura della biblioteca, nel 1804.

In seguito, alle tavolette fu sostituito un vero e proprio catalogo delle opere contenute.

 

Tutti i codici sono dotati di una catenella che parte dalla base del loro piatto posteriore e termina con un anello. Quest'ultimo è assicurato al banco con un sistema ingegnoso: una barra di metallo corre lungo tutta la lunghezza del leggio, alla sua base, passando attraverso alcuni anelli fissati al mobile. Una serratura centrale permette di rimuovere la barra da questi anelli, e di conseguenza permette anche di sfilare le catene dei codici. Per prendere un codice, quindi occorre agire sulla serratura, spostare la barra di metallo, far scorrere lungo la barra e sfilare tutte le catenelle dei codici fino a raggiungere quello desiderato.

Non ci sono altri arredi nella biblioteca Malatestiana che tuttavia appare, nella sua linearità, riccamente decorata grazie al ripetersi del nome e delle insegne del Signore di Cesena sia a terra che su tutte le colonne, espediente giustificabile dal fatto che non è, questa, la biblioteca privata di un Signore, ma una struttura pubblica nella quale è bene ricordare chi ne è stato l'artefice.