La sala del Museo

"sento tutta la potenza del famoso costruttore di rocche"

Sotto la biblioteca Malatestiana, di fronte al refettorio, c'è una grande e misteriosa sala di cui poco sappiamo. Così la descrive Dazzi nel 1923:

 

“due navate larghe e schiacciate, rette da pilastri in cotto robustissimi, sento tutta la potenza del famoso costruttore di rocche: non che vi manchi una particolare eleganza; che l'intenditore potrà cercare nelle rose in cui s'uniscono le nervature delle volte sopra l'ingresso e nel disegno dei pilastri, fatti come della composizione di una croce e di un quadrato. A che servisse questa sala è vano cercare; forse a nient'altro che a reggere ed isolare il meraviglioso tesaurario del Convento, la Malatestiana”

 

 

Dai tanti studi fatti sugli spazi del complesso malatestiano, si può dedurre che questa ampia sala, infatti, sia sempre stata la stanza più dimenticata ed utilizzata di volta in volta come magazzino, stalla, spazio riservato ai pompieri e a chiunque si sia succeduto nell'occupare le sale affacciate sul chiostro.

 

Quando, nel 1925, iniziarono i restauri e soprattutto il "ripristino" di tutto il braccio malatestiano, Zavatti rilevò che:

"La sala sottostante la Malatestiana non offrì grandi resti del quattrocento, ma ne emersero di più antichi ed interessanti e alcune tracce gli permisero di arrivare ad identificare l'antico livello del pavimento e delle soglie. Un esame approfondito dei grossi pilastri scoprì che, a livello della pavimentazione originale, sono tutti congiunti tra loro e con i mezzi pilastri perimetrali da un'opera muraria".

 

Zavatti riuscì inoltre ad individuare i resti di una ulteriore campata che si estendeva oltre la parete terminale della Malatestiana. Questo ritrovamento potrebbe confermare quanto tramandato da una cronaca ottocentesca, secondo la quale la biblioteca avrebbe dovuto essere un po' più lunga di quella attuale, ma che i lavori furono interrotti a causa del naufragio dell'imbarcazione che trasportava dall'Oriente i codici destinati alla biblioteca di Cesena.

 

 

Forse non tutti sanno che... ⇒

 

 

 

Solo alla fine degli anni '60 la sala avrà una sua definitiva sistemazione, diventando "Museo Storico dell'Antichità", raccogliendo e dando un ordinamento scientifico ai tanti reperti che si erano accumulati fin dal primo Ottocento nei locali annessi alla biblioteca. L'esposizione seguì fin dall'inizio il criterio didattico che fu indicato da ⇒ Giancarlo Susini, e ancora oggi segue questa sua prima impostazione, per quanto si sia più volte rinnovato per adeguarsi ai più moderni criteri museali e anche per organizzare al meglio la conservazione e l'esposizione degli importanti reperti emersi di recente.

L'allestimento del museo, che fin dalla sua nascita ha seguito un criterio rigorosamente didattico, è stato poi aggiornato per adeguarsi a metodi espositivi più moderni. Riaperto nel 1997 dopo una chiusura dovuta appunto ai riallestimenti, oggi il museo, che ha cambiato anche la sua denominazione in "Museo Archeologico", è continuamente arricchito dai sempre più frequenti ritrovamenti archeologici.