Il dormitorio

"V'era dunque sopra il refettorio un bellissimo salone... "

Nello spazio che ospitava il dormitorio dei frati le modifiche non sono state molte, ma quelle poche furono estremamente invasive, tanto da stravolgere completamente la struttura stessa dell'ambiente.

Ancora una volta è il racconto di Amilcare Zavatti a illustrarci quello che accadde:

 

Siamo nel 1802, in piena repubblica, da Cispadana divenuta Cisalpina e da Cisalpina Italiana. Leandro Marconi, forbito architetto ed eccellente pittore di prospettiva, compone un progetto di lavori, eseguiti nel 1804, per allestire accanto alla Malatestiana un locale dove raccogliere e ordinare i libri delle soppresse fraterie, e creare così la biblioteca che fu poi detta Comunitativa.

Stando alla descrizione di Zavatti, Marconi abbatte ogni struttura e divide l'ampio locale con un muro, ottenendo una sala che appunto ospiterà i volumi della Comunitativa, e un atrio (più grande di quello attuale) davanti alla Malatestiana. I lavori saranno definitivamente conclusi nel 1807 quando viene inaugurata la nuova biblioteca Comunitativa.

 

Nel 1866 la sala ospiterà oltre alla Comunitativa anche la biblioteca di papa Pio VII, che dal monastero di S. Maria del Monte viene trasportata all'interno della Malatestiana, insieme con due portali cinquecenteschi. In anni successivi la Comunitativa verrà spostata negli spazi che fiancheggiano l'attuale corridoio lapidario.

Come riferisce Campana nella sua Relazione dell'anno 1927, i restauri del 1925-26 vennero condotti da Zavatti e "i muri perimetrali e la cosiddetta facciata interna della Malatestiana hanno rivelato, con le traccie dei moltissimi e nefasti rimaneggiamenti apportati nel tempo, elementi e avanzi cospicui, e in gran parte imprevisti, dell'antica struttura."

 

 

Continua Zavatti: "Nel braccio malatestiano tentai dapprima il muro settentrionale del piano superiore, nel tratto corrispondente alle rimosse biblioteche Comunitativa e Piana, dove qualche contorno marmoreo lasciava supporre, anche sotto il rivestimento esterno, una serie di finestre ogivali, simili a quelle della Malatestiana: finestre che infatti vennero in gran parte rintracciate. Ma ben altra la sorpresa degli astanti alla ricerca successiva."

 

 

"Per un indizio quasi impercettibile, sfuggito ad ogni altra osservazione, avevo sospettata l'esistenza di una piccolissima finestra a sesto scemo fra due di quelle ogivali"

"L'intonaco interno scrostato a larghissimi tratti e il pavimento scandagliato in vari punti rivelarono due diversi e successivi ordinamenti, che questo gran vaso ebbe nel corso dei secoli."

 

Forse non tutti sanno che... ⇒

 

 

Zavatti si accorge che quella che per tanto tempo era stata ritenuta la struttura della sala, con "una divisione in due navate eguali con una fila di pilastri corrispondenti a mezzi pilastri addossati ai muri di contorno" è una sovrastruttura successiva che lui definisce "tarda e povera e volgare costruzione" che è succeduta all'ordinamento di epoca malatestiana, che vedeva una doppia serie di celle monastiche con al centro una corsia centrale. Una disposizione che richiama strettamente, nella sua disposizione, quella della Malatestiana.

 

Nonostante gli importanti ritrovamenti la sala resterà un'ampio salone destinato ad ospitare la biblioteca Piana, tornata in Malatestiana negli anni '40 dopo una serie di traversie legali che comportarono il suo spostamento e la infine la definitiva acquisizione da parte dello Stato che la lasciò in deposito in Malatestiana.

 

 

Oggi la biblioteca di Pio VII è ospitata negli austeri armadi realizzati dal mobilificio Valzania, più semplici di quelli immaginati in uno schizzo ritrovato tra gli incartamenti del bibliotecario Dazzi, ed è affiancata dalle vetrine con i corali del cardinale Bessarione e quelli di Duomo di Cesena.