I graffiti

"una folla che veniva incontro dai primi anni di vita della Biblioteca"

Come è noto, la biblioteca Malatestiana è rimasta intatta nella struttura, negli arredi e nel suo patrimonio librario. Ma viene a volte tralasciata l'importanza dell'intonaco che, riportato alla luce da Dazzi con i restauri degli anni '20, dopo l'imbiancatura decisa da Leandro Marconi, ha conservato fino a noi nomi, date e scritte, come lui stesso ricorda:

 

“Maestranze, interessate con amabile candore al discoprimento, religiosamente scrostavano i due strati di calce ottocenteschi, e alla prima traccia di graffiti mi chiamavano. Allora con un unghietto di ferro io stesso sollevavo le scaglie di calce, e come da un palinsesto rivelavo le scritte graffite di cui è ricca la Malatestiana.”

E non solo le pareti ci restituiscono graffiti, qualcosa c'è anche su alcuni plutei, come l'”autografo” di Francolino da Padova che dal 1467 orna uno dei plutei più lontani dall'ingresso o Francesco Fazioli che negli stessi anni scrive il proprio nome in un pluteo vicino. Entrambe le scritture sono in minuscola umanistica, ed è interessante notare che altre simili scritte sono invece in una più semplice (e veloce) maiuscola, forse perchè su banchi più vicini all'ingresso e quindi più a rischio di controlli.

 

Dazzi provvide a ricalcare su velina i graffiti emersi, e quelle tracce sono oggi preziose per integrare i nuovi rilevamenti, a volte mancanti di alcune parti ormai scomparse.

La maggior parte delle scritte leggibili sulle pareti della biblioteca sono molto brevi (spesso è presente soltanto un nome o una data, 1501 quella più antica)

Difficile spiegare le motivazioni che spingono a scrivere qualcosa su un muro, ma certo che se oggi è universalmente considerata una forma di vandalismo, un tempo invece era un'abitudine del tutto normale, forse retaggio di ancor più antichi usi.

 

Ecco quindi “Zoanna 1478”, e un lungo scritto di Giacomo Catani che visitò la biblioteca nel 1477 con Brunozzo Battifalza.

 

Forse non tutti sanno che... ⇒

 

 

Non mancano tra i graffiti i nomi di Malatesta Novello e della moglie Violante, ma sulla base di un primo esame grafico si può escludere siano stati incisi direttamente dai Signori di Cesena, molto più probabilmente sono iscrizioni un poco più tarde, lasciate quale omaggio al creatore della biblioteca.

Un altro nome molto famoso compare qua e là sulle pareti, sempre in lettere maiuscole: quello di Lucrezia Borgia.

Una sola volta compare in minuscola e seguito dalla lettera “b”, sul davanzale di una delle finestrine di destra. Non abbiamo notizia di una visita alla Malatestiana di Lucrezia Borgia, ma sappiamo che passò per Cesena nel 1501 con un folto gruppo di accompagnatori, ed essendo noti i suoi interessi culturali è difficile pensare che non abbia approfittato per fare una visita alla già famosa biblioteca.

Il recentissimo, nuovo rilevamento dei graffiti, il loro esame ed il confronto grafico con altre firme di Lucrezia, rendono certamente possibile l'attribuzione, a ulteriore dimostrazione di quanto possano essere storicamente rilevanti i segni grafici che a volte si trovano sui vecchi muri.

P. Errani, M. Palma, Graffiti Malatestiani, Viella 2018