Il refettorio

"il bellissimo refettorio fu profanamente ridotto ad uso di stalla"

Questa grande sala al pianterreno dell'edificio che ospita la Malatestiana è uno dei pochi ambienti rimasti del convento trecentesco, e ancora alcune tracce lo testimoniano. Situato esattamente sotto il dormitorio, ora biblioteca Piana, qui i monaci francescani consumavano i pasti.

 

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Si è ipotizzato che quando i frati chiesero l'aiuto di Malatesta Novello questi, oltre a progettare la magnifica biblioteca al piano superiore, abbia in qualche modo restaurato anche questa sala e quella che la fronteggia. Quest'ultima, ora sede del museo archeologico, non è decorata ma ha le colonne ampiamente rafforzate (sopra di lei, la Libraria Domini), invece la sala del refettorio ha colonne molto più leggere e slanciate, e soprattutto con i consueti stemmi: la rosa, lo steccato, la grata, le teste.

 

L'arrivo delle armate francesi a fine '700 travolse anche questi spazi che vennero svuotati, imbiancati e purtroppo anche danneggiati: un grande varco fu aperto in un muro e anche le colonne mostrano alla base chiari segni di danneggiamenti: sembra siano state volutamente "smussate" perchè non ci si ferissero i cavalli che qui infatti erano ospitati.

Passata l'epoca napoleonica, l'ambiente non fu al centro di grandi attenzioni e venne utilizzato come magazzino. Solo con il sec. XX si decise di procedere ad una sua sistemazione e deve essere stata grande l'emozione quando, nel 1901, si vide affiorare sotto lo strato bianco il verde di due grandi affreschi.

Sono affreschi quattrocenteschi in terretta verde, una tecnica diffusa in quel secolo, che propongono scene della vita di San Francesco e che sono state - e sono tutt'ora - regolarmente studiate, descritte e commentate. Le foto mostrano gli affreschi staccati dal muro nel 2002, per ovviare ai problemi dovuta alla risalita dell'umidità, e momentaneamente ospitati nella sala lignea della biblioteca prima di essere riposizionati nel refettorio.

Dopo alcuni anni però la sala tornò ad essere un semplice magazzino e soltanto con i restauri degli anni '50 cambiò definitivamente aspetto e uso. Ripristinata nelle sue parti architettoniche insieme con il corridoio che la fiancheggia, mostrò di nuovo le finestre ad arco ribassato risalenti al sec. XIV e si rivelò una adeguata sede per esposizioni anche di rilievo.

 

 

 

Ma il vero grande cambiamento della sala del refettorio avvenne nel 1970 quando fu destinata ad ospitare una delle collezioni più prestigiose della biblioteca: la raccolta Comandini. 

 

 

Fin dal suo arrivo a Cesena la grande collezione, conservata in quattro stanze in boiserie, impegnò i bibliotecari della Malatestiana con le operazioni di riordino e catalogazione e non fu certamente semplice ricostruire fedelmente la disposizione originaria della biblioteca nell'appartamento di famiglia a Roma. Ricchissima di volumi, opuscoli, stampe, fotografie e periodici, la Comandini continua ancora oggi ad essere oggetto di catalogazione ed è probabilmente la collezione più frequentemente utilizzata dagli studiosi di tutta Italia per la rarità delle opere contenute: eterogenee nella tipologia e negli argomenti, ma certamente fondamentale per lo studio del Risorgimento.

 

Inaugurata il 15 marzo 1970 alla presenza della famiglia Comandini, ma anche di studiosi e autorità, ancora oggi stupisce per l'atmosfera che le sue stanze riescono a creare.

 

 

Dopo essere stata qui a Cesena con soltanto quattro delle stanze che la compongono, infine alcuni anni fa è stata completata con l'arrivo della quinta e ultima stanza, che la famiglia Comandini ancora utilizzava come studio.

Ora la grande sala mostra la sua duplice valenza: entrando si è immediatamente attratti dalle due grandi lunette con gli affreschi verdi, di epoca malatestiana, ma subito ci si volge verso la parte centrale della stanza che introduce, sulla sinistra, alla ormai ben nota biblioteca Comandini.